domenica 15 maggio 2011

RETROCESSIONE AMARA SI, MA VEDIAMO DI FARE IN MODO CHE CERTE COSE NON ACCADANO MAI PIU'

Siamo in B. Oggi é stato sancito l'amaro verdetto che oramai da tante settimane era nell'aria. Tutta una serie di errori clamorosi, vicende assurde, scelte sbagliate e partite stregate ci hanno portato infine a questo punto. Non é però nostro intento fare processi e accusare questo o quello. Anche perché gli errori sono stati veramente tanti e a sbagliare (seppur con differenti responsabilità) sono stati altrettanto in molti.
A pagare siamo un pò tutti: noi tifosi in primis, che siamo pure gli ultimi a meritare tale punizione, a seguire la dirigenza che per risparmiare (o guadagnare) una manciata di milioni in sede di mercato invernale si ritrova ora a fare i conti con una perdita secca di svariati milioni per questa inopinata retrocessione. Perdono inoltre i giocatori, il tecnico e in qualche maniera anche la città.
Siamo in B si diceva, ma la vita continua e vediamo di guardare avanti. Ma soprattutto vediamo di fare in modo che certe sciaguratezze non si presentino più agli occhi della nostra tifoseria. Ad iniziare dalla gestione. Il 'calcio moderno' si sa, é cambiato di molto e oramai si stenta a riconoscerlo. Però gestire una squadra di calcio come se fosse un'azienda oltre che ad essere una scelta bislacca é anche controproducente (i risultati, ahimé, lo dimostrano). Presidente Garrone mi consenta: se la sua ERG fallisce io vado a fare benzina dall'Agip o dall'IP... se la Samp tracolla in B (e non voglio pensare a peggio) io non vado a tifare la Juve. La differenza mi pare lampante: la Sampdoria non é un prodotto e i suoi tifosi non sono dei clienti!
Presto noi di Cuneo Blucerchiata faremo una proposta formale alla Federclubs (e, se approvata, alla U.C Sampdoria) che prevede la presenza per statuto di un rappresentante della tifoseria organizzata nel consiglio di amministrazione della U.C. Sampdoria, nelle forme e nei modi che giustamente possano essere accettati dalla proprietà ma, anche se si decidesse per una rappresentanza simbolica senza diritto nè di voto né di parola, almeno che sia presente qualcuno come testimone di certe scelte e che lo si debba guardare negli occhi prima di decidere le sorti della Sampdoria che coinvolgono indirettamente decine di migliaia di persone, riconoscendo così l'aspetto sociale della gestione della squadra. Perché é giusto, anzi sacrosanto, il bilancio, é giusto non pretendere nulla oltre a quella che é la dimensione oggi della squadra e della società, ma quando si fallisce clamorosamente sia il risultato sportivo che, di conseguenza, anche quello economico, bisogna aver il coraggio di cambiare pagina, punire i rsponsabili e condividere per il futuro le scelte gestionali, proprio per evitare che certe cose capitino di nuovo.

Flavio Rota